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FRANCO PALLOTTA - D'improvviso uno squarcio nella notte ... - 28 Luglio/19 Agosto 2001 - Atrio/Teatro Farnese, Cingoli

Isabella, cara,

ci siamo visti solo per qualche minuto in occasione della tua mostra. Tanta gente, amici, critici, giornalisti. E, in mezzo a loro, papà ed io. Mi sentivo un pò a disagio tra esperti, conoscitori attenti ed amanti del tuo mondo: persino nell'indugiare davanti ad un quadro, avvertivo la difficoltà di farlo nel modo giusto, canonico.

Ad un tratto ho girato la testa verso mio padre:

"Dov'è finita Isabella? E' scappata all'improvviso, volevo chiederle ..."

"E' qui, qui davanti a te: ci sono i suoi quadri. Tutto quello che voleva dire, dunque. Forse di più ...".

Ti conoscevo appena, sapevo di te poche cose: avevo letto solamente le illuminate parole di Tulli, la sua disattenta attenzione, il sornione dire tacendo.

"Dischiudersi al vero", "Nel finito l'infinito", "Spalanca il tuo cuore", "Abbraccio inaspettato". E poi ancora "Frammento d'eterno", "Il sole nero", "Il vero ci apre" ... stavano di fronte a noi quei quadri o, meglio, i pensirei di isabella, le sue emozioni, i sentimenti: come panni stesi al sole. Ma, di sicuro, non erano lì per farsi osservare. Evocacavano lamenti lontani, echi di noi stessi: un richiamo silenzioso, ammaliante come un canto di sirene che non ti lascia andar via.

"Una magia, dunque? I suoi pannelli che si sono fatti ignoto, inconscio, mistero? E' questo il senso? Questa la scommessa? E perche non un angolo buio di vicolo, un volto di vecchio scavato, un paesaggio magari ... ".

"Non so, Franco, - ha risposto mio padre - mi pare che Isabella abbia poggiato una benda sui nostri occhi per nadcondere ciò che è visibile, togliendola, poi, solo perchè potessimo osservare ciò che visibile non è. Ci ha preso per mano, almeno questo io credo, portandoci via dalla realtà che appare alla nostra vitsta, per accompagnarci nel mondo della realtà assoluta, estita di colori, forme; scandita da ritmi, stile, materie implapabili, misteriose ...

Pare di essere in un sogno, insomma, dove anche Isabella porta le sue linee '... a passeggio ' ... ".

Avrei voluto chiederti perchè gli arabeschi, i cromatismi intensi e fantastici, i sentimenti che si fanno colore, le linee rigorose sublimate nell'incantesimo, nella magia ...

Mi accontentai, per quella sera, delle risposte di mio padre. Che si avvicinò appena ad un quadro, lo osservò intensamente e liberò un sorriso, complice, soddisfatto.

"Ora possiamo tornare a casa - mi disse - ho proprio visto quello che non si vede".

"Ed è bello ? - gli chiesi - Insomma ti piace ?"

"Il mio cuore ne esce meglio di quando è entrato" rispose.

Gli carezzai appena i capelli. Lui sorrise complice e curioso.

La sera era morbida. Sulla piazza la folla, simile a un pan di spagna leggero, assorbiva e restituiva ovattata, solo che ti fossi avvicinato, suoni, voci, rumori.

Due giovani ci superarono discutendo accalorati:

"... Kandinskij e Paul Klee, indubbiamente. Anche se, per esempio, mi pare di avvertire un richiamo lontano ai fauves ... ".

 

FRANCO PALLOTTA

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